Mojito – La storia di questo grande cocktail

Il mojito è uno dei drink in assoluto più conosciuti e bevuti e sicuramente, una di quelle bevande che un barman esegue molte volte dietro il bancone del bar.

Ogni volta che un drink fa tendenza, viene spontaneo chiedersi quale sia la sua origine, se esista una ricetta definibile come originale… e a volte tale ricerca viene giustificata anche dal fatto che esistono tantissime interpretazioni della stessa, non tutte purtroppo all’altezza della situazione.
Si va dalla possibilità di certo accettabile come quella di sommare diversi tipi di rum, magari uno bianco e uno scuro, a forzature importanti come l’azione di pestare il lime con lo zucchero, per finire con aromatizzazioni un po’ improbabili.

In realtà il mojito è una bevanda molto facile, facile da preparare e altrettanto facile da bere, molto dissetante e assolutamente poco alcolica, perfetta per le calde giornate estive!

Il segreto probabilmente sta nell’effetto piacevole che da uno dei suoi ingredienti, ossia la menta.

La hierbabuena a cuba nasceva e cresceva spontaneamente dentro e intorno alle piantagioni di zucchero, classificata come mentha suaveolens, si caratterizza per l’aroma più delicato e meno persistente di una menta europea.

Il nome probabilmente deriva dal termine “vudumojo”, che significa incantesimo, anche se entra di diritto nelle possibili interpretazioni anche il termine “mojadito”, parola che significa umido.

Le prime preparazioni storiche assimilabili alla moderna ricetta ci portano a parlare di Francis Drake, scusate, Sir Francis Drake, un uomo di mare, un pirata che diventa corsaro, combattendo al servizio della regina inglese, odiato e temuto in particolare dalla Spagna, che lo chiama “El draque”, ossia il drago.

L’uomo dietro al mojito probabilmente è lui, anche se è altrettanto certo che non sia stato lui ma qualcuno dei suoi uomini a mettere insieme ingredienti facilmente reperibili durante i loro viaggi, per ottenere una bevanda funzionale, ossia una cura, una medicina liquida, nonché un liquido corroborante!

Si parla di piccolo incantesimo, mojo, ossia di mojito come somma di aguardiente (termine generico che indica un distillato di canna da zucchero, antenato grezzo dei moderni Ron probabilmente più simile ad una cachaca che ad un Ron stesso), succo di lime, la nostra ormai cara hierbabuena, zucchero di canna e acqua, preparato in maniera dozzinale all’interno di una botte con l’intento di calmare lo stomaco, una sorta di controllore gastro-intestinale, con un vettore formidabile come l’alcol a garantire un effetto immediato.

El draque la beveva insieme ai suoi cimarroni, schiavi africani fuggiti dalle piantagioni, che componevano la sua ciurma.

Nei secoli si trasforma in una bevanda rinfrescante e comincia un processo di sdoganamento, consacrato da Ernest Hemingway, grande scrittore e grande bevitore, innamoratosi di Cuba, dove visse per parecchio tempo, e dove scrisse “Il vecchio e il mare”.

“My mojito en la bodeguita, my daiquiri en la floridita”.

Una frase destinata ad essere uno spot pubblicitario perfetto, non solo azione di marketing verso i turisti che andavano nell’isola dei caraibi, ma soprattutto per noi del settore una consacrazione della grande scuola cubana e dei suoi grandi bartenders, i cantineros, in particolare, Angel Martinez.

Ingredienti:

  • 5 cl.di Ron cubano

  • 3 cl di succo di lime fresco

  • 2 cucchiai di zucchero di canna bianco

  • Soda water (o acqua gassata)

  • Rametti di menta hierbabuena

Procedimento:

Si prepara direttamente in un Collins glass raffreddato, facendo sciogliere lo zucchero con il succo di lime, aggiungendo il Ron cubano e la hierbabuena.

Si aggiunge ghiaccio a cubetti di qualità e si finisce il drink con soda water, decorando con un rametto di menta.

 

Alla salute!

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